“Ulisse” di James Joyce (Mondadori)

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“Ulisse” di James Joyce (1922)

Ho letto l’“Ulisse” di James Joyce (1922) in tutti i modi possibili, in piena sintonia con tutti i modi possibili con cui è stato scritto.

Il romanzo è lungo più di settecento pagine ed è un esempio di sperimentazione e provocazione. Joyce lo ha composto per stupire, far arrabbiare, scandalizzare, divertire, far riflettere. Tra le provocazioni più evidenti c’è il famoso flusso di coscienza, o perlomeno il tentativo, tutto modernista, di rendere a parole l’invasione di pensieri, immagini, voci e azioni che compongono la nostra quotidianità.

Ma andiamo con ordine.

Punti di forza

L’”Ulisse” di Joyce è un libro che va letto. È un testo di forte rottura per il suo tempo e ha ottenuto quello che voleva: mostrare nuove possibilità, nuove strade nel modo di scrivere.

Nel suo saggio contenuto in “Lezioni di letteratura”, Vladimir Nabokov lo esamina capitolo per capitolo dando alcune interpretazioni interessanti. Un esempio fra tutti: il famoso monologo di Molly, completamente privo di segni di punteggiatura. Per quanto interessante, dice, è da guardare come un mero esercizio di stile, perché chi pensa così, senza pause e senza spazi, “non è una persona normale”. Noi pensiamo anche per immagini, non solo in flussi di parole.

“le stupide credono che l’amore sia tutto un sospir e un morir eppure se scrivesse ci dovrebbe essere qualcosa di vero vero o no ti riempie tutta la giornata e la vita che hai intorno come se fosse un mondo nuovo”

Chiudo le osservazioni di Nabokov con un fatto che lui racconta e che ho trovato molto interessante. Noi ci ostiniamo a studiare l’ “Ulisse” con la prima divisione in capitoli proposta dall’autore e che rimanda ai personaggi o ai luoghi dell’Odissea. Invece Joyce rimosse questa suddivisione appena si accorse delle disquisizioni che i critici avevano cominciato a costruirci intorno.

Mi sono decisa al grande passo grazie al Tinello Letterario e alla “pazza” lettura condivisa lanciata a giugno. La divisione in mesi che veniva proposta era incoraggiante e in molti hanno aderito; qualcuno ha bruciato le tappe, qualcuno (come me) ha superato abbondantemente il settembre posto come scadenza, qualcun altro è ancora in cammino.

Ho seguito diversi filoni. Per la prima metà ho: di capitolo in capitolo letto in Inglese, ascoltato subito dopo in italiano (si trova gratis su Youtube), seguito la guida alla lettura Mondadori e all’occorrenza fissate pagine più significative sulla copia in Italiano, sempre Mondadori, tradotta dal poeta Giulio De Angelis.

Nella seconda metà ho invertito: ascoltato in Italiano, spulciato sulla copia in Italiano, seguito la guida alla lettura e infine all’occorrenza individuato le piegature da fare sulla copia in inglese.

Infine ho letto il saggio di Nabokov contenuto in “Lezioni di letteratura” (Adelphi 2018).

Però, però, però…

In diversi passaggi dell’ “Ulisse” si ha la netta sensazione di stare perdendo tempo. Joyce ci sottopone a elenchi estenuanti e apparentemente inutili, esercizi verbali, virtuosismi, esibizionismi e perfino a ossessioni e perversioni sessuali. A volte proviamo l’ebbrezza e l’onore di essere nella mente dei personaggi e altre volte ci sentiamo totalmente persi, maltrattati, non rispettati come lettori.

Iniziamo a sospettare che il libro sia un’operazione autoreferenziale, che non sia stato scritto per essere compreso, anzi oserei dire sembra essere scritto proprio per mettere in crisi, sfidare l’ospite. È un romanzo ondivago e musicale, farcito di citazioni, piastrellato di associazioni mentali. Perciò sono riuscita ad arrivare fino alla fine ondeggiando insieme a lui.

“L’amore ama amare l’amore”

Sono giunta alla conclusione che quest’uomo era un… pazzo scatenato e che si è divertito molto a prenderci in giro (e non siamo tanto più sani noi che cerchiamo di stargli dietro).

Sono stati gli studi analitici a raccontarmi la trama dell’ “Ulisse”. Anche se leggevo le spiegazioni dei capitoli a memoria fresca, spuntavano sempre fuori una dinamica o un accadimento di cui ero totalmente all’oscuro. “Ma quando è successa questa cosa?”, mi sono chiesta più volte, sia dopo la lettura in Inglese sia dopo quella in Italiano. Con l’età la mia soglia d’attenzione va precipitando? Ai posteri l’ardua sentenza.

Tuttavia, come dicevo, l’ “Ulisse” è un libro che va letto. Per sentirsene meno spaventati lo consiglio in audiolettura, che permette di ascoltarlo mentre facciamo altro, come guidare o sfaccendare per casa.

Cristina Mosca