“Un posto tranquillo” – di Seichō Matsumoto (Adelphi)

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Ipotizziamo che una persona a voi cara muoia improvvisamente. Diciamo che la persona cara è vostra moglie, la donna con cui conducete una vita equilibrata, priva di grandi passioni ma anche di litigi. Ipotizziamo che la morte la colga in un quartiere completamente estraneo a entrambi.

Fino a che punto vi spingereste per sapere cosa faceva lì?

Da questo presupposto si muove il noir di Seichō Matsumoto “Un posto tranquillo”, scritto nel 1975 ma pubblicato in Italia solo nel 2020 da Adelphi. Ho letto questo libro perché è stato scelto per la lettura condivisa di agosto dal gruppo Facebook Book Club Italia.

Punti di forza.

Qualcosa nella mente di Matsumoto è ricorsivo e compulsivo, ossessivo, maniacale quasi. Abbiamo già apprezzato in “Tokyo Express” la sua mente matematica, dalla logica ferrea. In “Un posto tranquillo” viaggiamo nei meandri di un’ossessione.

Avete presente quando vi fissate su una convinzione e leggete tutta la realtà in funzione sua? E quando un errore tira l’altro e tutto si ingigantisce come una slavina, mentre invece non fare niente poteva essere la soluzione più semplice?

In “Un posto tranquillo” vediamo in scena proprio questo. Siamo tanto immersi nella pacata sistematicità del ragionamento del protagonista, un funzionario statale, che diventa secondario sapere se ha ragione o meno. Le deduzioni che fa sulla moglie sono corrette? Aveva un amante? E come sono state davvero le sue ultime ore di vita?

Mentre lo seguiamo alla ricerca delle risposte ci troviamo ad ammirare il vortice di paure e sotterfugi in cui si trova invischiato. E da cui anche noi, nella nostra vita quotidiana, non siamo poi così immuni.

Punto di debolezza

Terminato il libro mi è rimasto un solo dubbio: la scelta del titolo per la versione italiana. L’originale giapponese è “Kikanakatta basho”, che dovrebbe significare “Non ho sentito”. Non mi è sembrato che nel romanzo si faccia riferimento a posti tranquilli. Inizialmente ho pensato che fosse un luogo in cui la moglie amava rifugiarsi (a proposito, è molto suggestiva la foto scelta per la copertina). Ma forse mi sono sfuggiti anche riferimenti all’udito, se la traduzione di Google Translator è corretta. Insomma se qualcuno è più sagace di me, aspetto illuminazioni!

“Un terrore simile a quello di chi si trova a un passo da un precipizio, e che gli faceva venire voglia di gridare. Arrivava all’improvviso, come un attacco di crampi allo stomaco. E come succede con i crampi, il dolore poi passa, lo si dimentica, cede il posto alla normalità.”

“Un posto tranquillo” è un noir che non ha il ritmo incalzante della letteratura contemporanea, ma che pazientemente instilla il dubbio con la potenza e l’abnegazione di una goccia.

Cristina Mosca