“Dice Angelica” di Vittorio Macioce (Salani)

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“Dice Angelica” di Vittorio Macioce, Salani 2021

“Dice Angelica” è un omaggio alla letteratura italiana da parte di Vittorio Macioce e pubblicato da Salani ad agosto 2021.

Cos’è “Dice Angelica”

“Dice Angelica” si inserisce nel filone del retelling mitologico che nelle ultime decadi ha preso particolare vigore. Sto pensando a Christa Wolf, tra “Cassandra” del 1983 o “Medea” del 1996, ma anche al romanzo di esordio Madeline Miller “La canzone di Achille”, nel 2011. Madeline Miller poi si è soffermata sulla figura di Circe e Galatea in successivi romanzi. Altre autrici contemporanee italiane si stanno occupando delle figure di margine della mitologia greca e latina classiche, e sto pensando a Loreta Minutilli con “Elena di Sparta” e a Marilù Oliva con “L’Odissea vista da Penelope, Circe, Calipso e le altre” o “L’Eneide di Didone”, tutti usciti nell’ultimo lustro.

In questa panoramica Vittorio Macioce apparentemente si staglia come unica voce maschile in un filone in cui le autrici donne finora sembrano avere la meglio.

“Dice Angelica” è dedicato all’Orlando. L’Angelica del titolo è la donna contesa da Rinaldo e Orlando nella leggenda raccontata nel chanson de geste del ciclo carolingio, nel poema cavalleresco di fine Quattrocento “L’Orlando innamorato” di Matteo Maria Boiardo e del successivo “Orlando furioso” di Ludovico Ariosto, di circa trent’anni dopo.

Ossessionato dalla figura di Angelica come, del resto, lo sono gli uomini che le ruotano attorno, Vittorio Macioce decide di raccontare l’ “Orlando furioso” dal punto di vista di lei, che è una donna libera e allo stesso tempo prigioniera; carnale, appassionata e insieme fragile, pare avere le idee chiare eppure tutti se la contendono come se non avesse una volontà propria.

Punti di forza

La prosa di “Dice Angelica” è lirica, epica, ma anche profonda e intima. Se si ha confidenza con il testo originario e con la mitologia in generale può essere facile orientarsi e anche apprezzare le citazioni tratte dalla cultura contemporanea. L’alternativa è lasciarsi portare dal testo, non interrogarsi sulle licenze poetiche e godersi il romanzo per quel che è: un intreccio di storie di amore, gloria e gelosia.

“È un tonfo e apre una voragine. Non c’è più in questo squarcio d’universo qualcosa che ricordi l’equilibrio di un attimo fa. L’asse della Terra si è spostato e nessuno si riconosce. È un urlo e lacera i muri, va oltre le case, supera tutto quello che trova davanti. (…) È la disperazione assoluta di Orlando e nessuno crede al senso del suo dolore”

Il narratore mostra doti di suadente affabulatore, ma tradisce affetto per la figura di Astolfo: si intenerisce ogni volta che ne parla.

Però, però, però…

Lo stile dell’autore è croce e delizia al cuor. Ci si può impiegare un po’ a orientarsi, perché la narrazione è sempre in prima persona ma vengono alternati il punto di vista di Angelica e quello del narratore, che procede nel romanzo come in un’inchiesta. Se non si ha ben presente in quale capitolo ci si trova e quale voce stia parlando, quindi, si potrebbe avere più di una volta il dubbio se stiamo ascoltando il cuore aperto di Angelica o se stiamo ammirando l’arte del cantore.

“Bisogna ascoltare il cuore. Ti è mai capitato di perdere un battito? (…) È un tempo sospeso dove scorrono in fretta i suoni, le immagini, le voci, i ricordi, pezzi di passato che entrano ed escono dalla tua mente, frattaglie di parole e frammenti di visi.”

Una volta che si trova la chiave di lettura del romanzo, si viene trasportati dalla teatralità, dall’introspezione e dalla generosità. Se conoscete bene l’ “Orlando” ne apprezzerete le sfumature e i riferimenti.

Ringraziamo la casa editrice e il Festival Autori in piazza per la copia cartacea ricevuta in omaggio.

Cristina Mosca