La bugiarda – Hannelore Cayre (Le Assassine)

La Bugiarda – Sinossi

Patience Portefeux ha cinquantatré anni, due ottime figlie, un amore tiepido per un poliziotto e una madre demente ricoverata in una casa di riposo, la cui retta peggiora la sua già difficile situazione economica. Eppure prima di rimanere vedova in giovane età, la sua vita era trascorsa tra gli agi, grazie ai traffici della sua famiglia e del ricco marito, e il futuro le si prospettava brillante e scoppiettante come i fuochi d’artificio che tanto l’incantavano. Con la morte del marito, Patience è dunque costretta a trovarsi un lavoro, e sfruttando la sua perfetta conoscenza dell’arabo lo trova come interprete traduttrice al Ministero della Giustizia, sezione narcotici. Il lavoro non è solo frustrante, ma anche pagato in nero e senza sicurezze sociali, mettendo così Patience di fronte alla prospettiva di un futuro ben misero. Tuttavia un giorno, mentre ascolta e traduce delle intercettazioni che riguardano una famiglia di trafficanti di droga marocchini, le si presenta quella svolta che aveva sempre sognato.

Recensione

Uno degli aspetti che da subito mi hanno colpita de La bugiarda è senza dubbio la scrittura: ne La bugiarda Hannelore Cayre va dritta al punto. Ha creato un personaggio diretto, che non usa mezzi termini per definire le cose. Caratteristica che ritroviamo anche nelle sue azioni: c’è da darsi da fare? Bene, si rimbocca le maniche e si mette all’opera.

I miei genitori erano evasori che amavano visceralmente il denaro, non come qualcosa di inerte che si nasconde in una cassaforte o che si tiene su un conto. No. Lo consideravano come un essere vivente e intelligente che può creare e distruggere, dotato della facoltà di riprodursi. Qualcosa di formidabile, che forgia i destini, che distingue il bello dal brutto, il perdente da chi ce l’ha fatta. Il denaro è tutto: il condensato di tutto quello che si acquista in un mondo dove ogni cosa è in vendita. È la risposta a ogni domanda, la lingua che ancor prima della Torre di Babele unisce l’umanità.

Patience passa un’infanzia agiata, non per questo felice. Il padre è preso dai suoi traffici illeciti, che implicano qualche omicidio nel giardino di casa, di tanto in tanto. Per le sue “aziende” era esigente nelle assunzioni: minimo 15 anni di galera.

La madre invece è impegnata a non far niente, sebbene riesca a dare l’impressione di essere molto indaffarata.

Patience cresce in una casa che si affaccia su una superstrada, luogo ideale per i traffici del padre, un po’ meno per le amicizie. Non ostentano la ricchezza, per passare inosservati non ne fanno sfoggio per non attirare l’attenzione. Le vacanze però le passano in alberghi di lusso, Italia e Svizzera, non le manca nulla, nemmeno un incontro con Audrey Hepburn. Il suo sogno? Collezionare fuochi d’artificio!

Da bambina amava i colori, per lei avevano un sapore specifico. Crescendo ha perso questo dono, virando sui colori “classici” anche nell’abbigliamento: nero, marrone, beige. Non le importa di passare inosservata. SI è sposata abbastanza giovane, con un uomo più grande di lei, impegnato in un ramo affine a quello del padre. Anche con lui fa una bella vita in cui non le manca niente. Sono felici per tutta la durata del matrimonio, che però è troppo breve. Si ritrova così vedova e con due figlie piccole da crescere.

Non mi vergogno a dirlo, sono stata una madre acida e per niente simpatica.

Deve lavorare e, data la sua conoscenza delle lingue, trova impiego come interprete nei tribunali. Pagata in nero. L’ironia della sorte!

Poi passa a tradurre intercettazioni per la polizia. Ed è proprio durante il suo lavoro che per una serie di coincidenze cambierà la sua vita.

Ciò che ha imparato da piccola da suo padre e dal marito poi, le tornerà utile, le conoscenze acquisite sul lavoro l’aiuteranno a uscirne indenne. Ma riuscirà davvero a alla franca?

Patience scoprirà un aspetto di sé che non sapeva di avere, ma di cui, di fatto, non si stupisce. E darà l’avvio a sodalizi improbabili, con donne all’apparenza deboli e dimesse. O con una gang che si crede furba, ma che Patience rigira come vuole.

La bugiarda è un libro ironico, di certo non politically correct, come mi era stato accennato. Ho amato, anzi, adorato lo spirito della protagonista, questa sua sincerità, anche nei confronti di se stessa. Il non farsi sconti, non farli a nessuno, ma senza cattiveria, semplicemente senza bontà, senza preoccuparsi troppo del prossimo. Una donna che a cinquantré anni si deve reinventare e lo fa a modo suo, in maniera inaspettata, ma a suo modo geniale.

E il finale è totalmente in linea col libro. Per nulla scontato, ma le cose, alla fine, vanno come devono andare. O come le si fanno andare, dipende dal punto di vista.

Ancora una volta la piccola casa editrice Le Assassine dimostra di aver gusto, capacità e coraggio. Doti necessarie per crescere, cosa che faranno di certo, vista la qualità delle loro pubblicazioni e la passione che si sente mettono nel loro lavoro.

Di seguito le nostre precedenti recensioni per Le Assassine: il divorzio non si addice a Enid Balfame e l’urlo dell’innocente.

Ringraziamo la casa editrice per la copia digitale