“Pian della Tortilla” di John Steinbeck (Bompiani)

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“PIan della Tortilla” di John Steinbeck (1935)

“Pian della tortilla” è un romanzo del 1935 di John Steinbeck, il primo che abbia avuto successo di questo Nobel per la letteratura 1962. L’ho preso in biblioteca perché è stato scelto dalla #Maratonaclassica di Leggoquandovoglio per il mese di aprile. Ho trovato un’edizione Bompiani del 1939, tradotta da Elio Vittorini. Del 1942 è la trasposizione cinematografica “Gente allegra” diretta da Victor Fleming, lo stesso regista di “Via col vento” e “Il mago di Oz”.

Cos’è “Pian della tortilla”

Siamo nel quartiere “Tortilla Flat” di Monterey, in California, negli anni Trenta. Intorno al personaggio di Danny, che come talento principale ha il trovarsi possidente di ben due case, si raccoglie una improbabile compagnia di paisanos piena di gratitudine, ma anche di goffaggine.

Più che una unica storia, abbiamo un insieme di storie con gli stessi personaggi, che fanno il meglio che possono con le povere risorse culturali e di sostentamento che hanno.

Quella che lega Jesus Mary, Pilon e Big Joe a Danny loro sembra essere più vicina a una companionship che a un’amicizia: ossia lo stare insieme come compagni di uno stesso viaggio, condividendo i mezzi a disposizione e sopravvivere con maggiore leggerezza possibile.

Punti di forza

Il piglio della narrazione è buffo, quasi tragicomico, nonostante la traduzione di Elio Vittorini cerchi di sollevarne i toni. I personaggi sono spinti da desideri elementari come in “Uomini e topi” e troviamo un ambiente brullo e arido, preparatorio all’epopea di “Furore”, che arriverà pochi anni dopo.

In “Pian della Tortilla” i legami sono fondamentalmente temporanei. Sono dichiarati leali e profondi, e ogni tanto qualcuno compie una scelta in nome di questa lealtà. Si tratta di scelte fatte in buona fede, ma talmente maldestre da provocare spesso guai. Alla fine l’aspetto tragicomico della vicenda è rafforzato dal filo bonario di ironia che l’autore riserva ai suoi personaggi.

C’è un tocco di paziente comprensione, inoltre, nel gestire il personaggio centrale di Danny.

Però, però, però…

Il fluire rapido dell’azione, con poco spazio per l’introspezione, fa in modo che questo libro non lasci segni profondi ma solo un senso di amarezza, simile al bruciore della pelle dopo il contatto con una guancia ispida.

“La morte è una faccenda personale che suscita dolore, disperazione o sconsolata filosofia”

Tuttavia, “Pian della Tortilla” è un libro che consiglio a chi prova soggezione nei confronti di John Steinbeck ed è sensibile al tema dell’amicizia.

Cristina Mosca