“Le droghe” di Laudomia Bonanni (Cliquot)

“Le droghe”, Laudomia Bonanni, Cliquot 2023

“Le droghe” è uno degli ultimi romanzi di Laudomia Bonanni. Scritto nel 1982, è stato ripubblicato da Cliquot a marzo 2023.

Sì, forse è stato imbarazzante andarsene in giro con un titolo così didascalico, quasi da manuale. Confesso tuttavia di aver provato un piacere nascosto all’idea che alcuni osservatori potessero esserne attratti, se questo significava farli avvicinare alla Bonanni. Anche nel gruppo di lettura che ha scelto questo libro come lettura di giugno abbiamo notato come l’autrice amasse essere allo stesso tempo ambigua e incisiva nella scelta dei titoli. Basta pensare a “Vietato ai minori”, “L’adultera” o “Il bambino di pietra”. Di lei ho recensito anche “L’imputata”, vincitore del Premio Viareggio 1960.

Cos’è “Le droghe”

La protagonista di “Le droghe” è Giulia, che sposa Giulio, che ha già Giuliano (Nino), rimasto orfano di madre prestissimo come anche Giulia. Questo figlio acquisito diventa il figlio di lei, a tutti gli effetti, nelle viscere e nella mente, e le procura tutte le preoccupazioni che le madri naturali ricevono in dotazione.

“La mia infanzia: continente sommerso da vaste amnesie, zone nere rotte da folgoranti estati, liberazione annuale in cui potevo espandermi e sbrigliarmi”

Il libro inizia con Giulia che condivide i suoi ricordi di infanzia di Giulia, prosegue con la condivisione dei ricordi di un’altra infanzia, quella di Giuliano vista con occhi di madre, e termina con lei adulta e lui adolescente.

Il filo dei ricordi è fondamentale per un possibile nuovo inizio.

Punti di forza

“Le droghe” è un libro sulla maternità, scritto da un’autrice che la maternità ha scelto di non viverla. Ho scoperto questo aspetto alla fine della lettura, ma lo metto tra le prime cose da sapere perché, nonostante questo, tutte le madri del mondo ritroveranno sé stesse nel romanzo.

Per la sua condizione particolare, infatti, la protagonista è al tempo stesso madre intimidita e madre apprensiva, ingenua e insieme pensierosa, avvilita, terrorizzata, ma coraggiosa. “Le droghe” fa un ritratto verosimile del rapporto impenetrabile con un adolescente che si perde.

“Eppure, sempre, guardi un figlio e ti coglie una sensazione di pericolo. Forse le vere madri sono più tranquille, in un appagamento più viscerale”

Solo verso la fine riusciamo a spiegarci il titolo, ma il viaggio fino a quel punto è talmente bello, arricchito dall’alta cifra stilistica della Bonanni, che quasi non ci interessa più.

Però, però, però…

Lo stile di Laudomia Bonanni si conferma sincopato e sobbalzante. È più “trasparente”, certo, come lei stessa lo ha definito e come fa notare anche Sandra Petrignani nella prefazione all’edizione Cliquot; ma resta sempre di un carattere scarno e a volte viene denudato anche dei verbi. Intere frasi vengono racchiuse in una parola sola.

Il lirismo tocca alcuni vertici di grande ispirazione e di altrettanta oscurità. Ci sono aspetti della trama che sembrano rimanere sospesi in un non detto smozzicato che tanto la contraddistingue. Non sono dettagli fondanti per la narrazione, ma mi è capitato di percorrere la seconda metà del libro chiedendomi continuamente che fine avesse fatto un certo personaggio, o chi fosse il soggetto della frase. Questo non ha ostacolato il mio coinvolgimento emotivo, ma il lettore che affronta Laudomia Bonanni deve mettere in conto queste possibili difficoltà.

“Ed è inutile dire a un ragazzo sei troppo giovane, chi mai si è sentito troppo giovane per qualsiasi cosa”

Già in “Vietato ai minori”, scritto pochi anni prima, avevo notato il mix fra flusso di coscienza e appunti personali. Pare che Montale l’abbia paragonata a James Joyce e posso capire perché.

Questo aspetto stilistico di Laudomia Bonanni è un valore aggiunto e un motivo in più per amarla.

Cristina Mosca