“Albertine scomparsa” di Marcel Proust (Newton)

“Albertine scomparsa” di Marcel Proust (1925). Newton 1990

“Albertine scomparsa” è il sesto e penultimo volume de “La ricerca del tempo perduto” di Marcel Proust, uscito nel 1925, tre anni dopo la morte dell’autore. La prima difficoltà della pubblicazione postuma è insorta nella scelta del titolo. Negli appunti si parlava di “Albertine scomparsa” (disparue), ma nelle lettere si nomina “La fugitive” da contrapporre al precedente, “La prigioniera”. Però nel frattempo anche Rabindranath Tagore, premio Nobel della Letteratura 1913, nel 1920 aveva pubblicato “La fuggitiva”, o “Raccolta di canti della fuggitiva”… E quindi il titolo ufficiale, a parte un’edizione degli anni Cinquanta, è rimasto questo.

Io ho seguito il testo sull’edizione Grandi Tascabili Economici Newton del 1990, curata da Paolo Pinto e Giuseppe Grasso sulla versione del 1987-89 di Jean-Yves Tadié.

Della Recherche abbiamo recensito anche “All’ombra delle fanciulle in fiore”, “I Guermantes”, “Sodoma e Gomorra” e “Il tempo ritrovato“. Di Marcel Proust abbiamo recensito anche “L’indifferente”. Su Marcel Proust abbiamo recensito il saggio di Pietro Citati “La colomba pugnalata”.

Cos’è “Albertine scomparsa”.

Albertine.

Albertine Albertine Albertine.

Non so più dove ho letto o sentito che questo è il nome più pronunciato dell’intera Recherche. Centinaia di volte. È il più desiderato, il più amato, il più temuto. Ne “La prigioniera” il protagonista è perso nella possessività per lei, in “Albertine scomparsa” annega nella nostalgia.

Albertine lascia il suo addio in un biglietto e abbandona il narratore a rimuginare sui motivi reali della sua partenza; a chiedersi soprattutto se avrebbe potuto evitarla.

“Era necessario che vivessi con l’idea della morte di Albertine, con l’idea delle sue colpe, perché quelle idee mi divenissero abituali, perché potessi, cioè, dimenticarle e dimenticare, infine, la stessa Albertine”

Un aspetto noto di questo volume è che la sua gestazione dura almeno un decennio. Va a ricoprire gli anni in cui Marcel Proust intesse una relazione amorosa e instabile, ma la perde nel 1914 con un grave lutto: il suo autista Alfred Agostinelli cade mentre pilota un aereo.

“Desideriamo essere capiti, perché desideriamo essere amati, e desideriamo essere amati perché amiamo”

Sono arrivata eroicamente fino a questo volume perché ho seguito la lettura condivisa di “Giornate di lettura” #proustritrovato.

Punti di forza

Le persone che meglio apprezzeranno questo volume sono quelle che almeno una volta nella vita hanno sofferto per amore o per gelosia; che almeno una volta si sono persi nel dubbio di non essere davvero contraccambiati; che hanno sofferto di una mancanza; che l’hanno causata.

La narrazione procede più sicura dei volumi precedenti, ma l’azione resta sempre molto poca e le riflessioni sempre tante. Ci sono tanta autoanalisi, molta indagine, molta interrogazione. Ma è una miniera di citazioni o pillole di scrittura.

“La menzogna è essenziale all’umanità”

Il personaggio di Albertine non fa affatto una bella figura. Sfuggente, bugiarda e traditrice quasi quanto la cocotte Odette in “Un amore di Swann”, ci costringe a oscillare tra sentimenti contrari, fino a capire che il punto di vista della voce narrante è troppo parziale per essere affidabile.

Però, però, però…

Albertine Albertine Albertine. Proprio perché è tutto un invocare, un pesare, valutare, considerare, se il testo viene letto si può anche finire ai matti se non si è preparati psicologicamente. Io ho ascoltato l’audiolibro appena rilasciato da Audible a novembre ed è stato un miele.

Come telefonare a un amico che ha mal d’amore: parla solo lui, a te è chiesto semplicemente di ascoltare.

Poi andavo dalla mia copia cartacea e la infarcivo di piegature.

“Non era forse, in realtà, nonostante tutti i dinieghi della mia ragione, conoscere in tutta la sua ripugnanza Albertine, lo sceglierla, l’amarla? e anche nei momenti in cui la diffidenza si assopisce, l’amore non ne è forse la persistenza e una trasformazione? Non è forse una prova di chiaroveggenza (…) poiché il desiderio, muovendo sempre verso ciò che ci è più contrario, ci costringe ad amare quel che ci farà soffrire?”

Marcel Proust è un modello di sensibilità e di consapevolezza che fa scoraggiare ogni aspirante autore che voglia cimentarsi nella perlustrazione dei sentimenti, perché è stato già detto tutto.

Cristina Mosca