“All’ombra delle fanciulle in fiore” di Marcel Proust

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“All’ombra delle fanciulle in fiore” di Marcel Proust (1919)

C’è un romanzo sull’amore che viene nominato troppo poco ed è “All’ombra delle fanciulle in fiore”. Secondo libro dei sette volumi della Recherche (“Alla ricerca del tempo perduto”) di Marcel Proust, è stato pubblicato dopo due anni di difficoltà tecniche. Nel 1917 era già pronto, ma la stampa si era fermata alle prime bozze a causa del richiamo dei tipografi alle armi; alla fine è stato diffuso a giugno 1919 insieme alla seconda edizione de “Dalla parte di Swann”. A dicembre dello stesso anno ha ricevuto il Premio Goncourt, nonostante, come spiega Mariolina Bertini su Doppiozero.com “nel clima ancora fervido di commozione per il sacrificio di tanti giovani soldati, gran parte della stampa avesse sperato di veder premiato un romanzo di guerra che celebrasse il mito dei poilus e consegnasse alle generazioni future il ricordo della vita in trincea”.

Della Recherche abbiamo recensito anche “I Guermantes“, “Sodoma e Gomorra”, “La prigioniera”, “Albertine scomparsa” e  “Il tempo ritrovato“. Di Marcel Proust abbiamo recensito anche “L’indifferente“. Su Marcel Proust abbiamo recensito il saggio di Pietro Citati “La colomba pugnalata”.

Punti di forza

La scrittura di Proust è intima, luminosa, colorata. Già solo l’immagine dei corpi “smaltati” sulla spiaggia mi ha riempita di meraviglia e di ammirazione. Le considerazioni sul sentimento amoroso e l’incredibile capacità di Proust di astrarlo e di analizzarlo rendono questo libro universale e ancora validissimo a distanza di cento anni.

“Non ne amavo nessuna amandole tutte; eppure, il loro incontro possibile era per le mie giornate il solo elemento delizioso, il solo a far nascere in me quelle speranze capaci di spezzare ogni ostacolo, speranze spesso seguita da rabbia, se non le avevo viste.”

In “All’ombra delle fanciulle in fiore” il narratore è interamente in prima persona e racconta una fase della sua adolescenza completamente ormonale, di attesa. Il protagonista riempie di parole e riflessioni quello iato che c’è tra il desiderio e l’azione e gli dà un significato profondissimo e dolce. È quella fase della vita in cui siamo indecisi su tutto, l’Altro è un essere sconosciuto che ci intimorisce e ci attrae allo stesso tempo e ci troviamo ad analizzare un cenno della fronte per interpretare un sì o un no.

Nello specifico, in questo romanzo si parla esclusivamente di donne. Si passa dall’attrazione verso Gilberte a quella verso un gruppo di ragazze (le fanciulle in fiore, appunto) che andava a trascorrere le vacanze estive sulla spiaggia di Balbec.

Però, però, però…

E niente, Proust è un fan sfegatato degli incisi e delle subordinate e non sempre è possibile seguirlo in una lettura armonica e immediatamente comprensibile. Anzi a volte può essere sfiancante. “All’ombra delle fanciulle in fiore” è, in fondo, un lunghissimo ricordo, in cui c’è poca azione e tantissima riflessione: se scegliamo di affrontarlo è importante tenerne conto.

“Mi chinai verso Albertine per baciarla. Se la morte m’avesse colto in quell’attimo mi sarebbe sembrata indifferente, o piuttosto impossibile, giacché la vita non era fuori di me ma era in me. (…) Com’era possibile, come poteva il mondo durare più di me, dal momento che non io mi perdevo nel mondo, ma il mondo era compreso in me, in me che era ben lungi dal riempire, in me dove io stesso, sentendovi ancora spazio per ammassare altri tesori, gettavo sdegnosamente in un angolo cielo, mare e scogli?”

Quando ho iniziato questo volume avevo ventiquattro anni e ho impiegato undici mesi a finirlo: ecco, spezzettarlo in questo modo non è utile, perché si perdono totalmente il filo e l’interesse. A suo tempo avevo compreso che Proust è un fiume di parole da cui bisogna farsi portare, ma anche che ci si può stancare dei suoi continui tentennamenti e ripensamenti. Adesso ho ripreso la Recherche grazie ad Audible, che ne ha pubblicato i primi tre libri: il terzo, “La parte dei Guermantes”, è disponibile dall’inizio di novembre e confido nell’arrivo del quarto per il prossimo anno.

“L’amore più esclusivo per una persona è sempre amore di qualcos’altro. (…) Avevo intuito un tempo (…) che quando siamo innamorati di una donna non facciamo che proiettare in lei un nostro stato d’animo, che dunque l’importante non è il valore della donna ma la profondità di quello stato, e che le emozioni procurateci da una fanciulla mediocre possono consentirci di far affiorare alla nostra coscienza zone più intime di noi stessi, più personali, più lontane, più essenziali rispetto a quanto potrebbe fare il piacere procuratoci dalla conversazione di un uomo superiore o dalla stessa ammirata contemplazione delle sue opere”

Ascoltare i grandi classici in audiolibro può aiutare a superarne quelle che io chiamo lungaggini, che sono formative per la nostra capacità di attenzione ma che se non ci colgono nel momento giusto possono suscitare più volte la nostra impazienza. Con l’audiolibro, ottimizzando le ore di azioni meccaniche come la guida, la nostra camminata quotidiana o le faccende in casa, il timore di annoiarsi può ritenersi completamente superato.

Cristina Mosca